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Il Comitato dei Docenti
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Il Comitato Didattico
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Il primo strumento che l’uomo ha a disposizione per rapportarsi agli altri è l’interazione sociale.
Nell’Ottocento Lewes, nel suo The study of psychology fa riferimento alla capacità umana di organizzare
suoni per comunicare significati ai propri simili.
Con il termine linguaggio nel suo senso più generale si intende un qualsiasi sistema di comunicazione non codificato.
Per linguaggio si intende un sistema di segnali o simboli che permette di trasformare un’informazione da un sistema a un altro…(completa la frase)
Per trasmettere e formulare messaggi impieghiamo codici umani e animali sia verbali che non verbali.
Con il termine linguaggio ci si riferisce non alla sola capacità dell’uomo di esprimersi verbalmente.
Una lingua non mette in rapporto diretto il suono e il significato, ma li correla in una serie di livelli.
Alla base di ogni lingua ci sono i mattoni di base che servono a formare le parole: i fonemi.
L’ unità massima di un enunciato dotata di significato prende invece il nome di morfema.
Le parole possono anche essere composte da più morfemi
I suffissi e i prefissi che possono aggiungersi a parole, verbi o aggettivi costituiscono morfemi che per la loro particolare natura (il fatto di non poter avere vita propria ma di dover necessariamente essere
associati ad un’altra parola) prendono il nome di morfemi legati.
Le regole sintattiche indicano la combinazione tra parole e regolano i gruppi nominali e i verbi che insieme vanno a comporre gli enunciati.
William James disse: “La persona che conosce una frase di dodici parole sa molte più cose di dodici
persone che conoscono solo una delle parole che compongono quella frase”.
Conoscere il significato di una parola vuol dire semplicemente conoscere la cosa (o le cose) a cui si
riferisce la parola stessa.
Quando pensiamo al significato di una parola, la parola stessa si riferisce ad esempi del concetto cui è
collegata la parola, e dall’altra alle sue relazioni con altri concetti similari.
Gli studiosi di semantica utilizzarono per primi il termine stereotipi per riferirsi ai concetti cui ci
riferiamo automaticamente quando pensiamo o utilizziamo una determinata parola.
Una parola si riferisce a un significato, gli enunciati ne racchiudono uno.
La possibilità di stabilire riferimenti è molto utile perché permette di indicare qualcosa con precisione.
Un enunciato che possa essere giudicata vero o falsa da un ascoltatore occorre aggiungere ai riferimenti un’affermazione.
Le affermazioni possono essere simmetriche e asimmetriche.
Per la comprensione di un enunciato possiamo fare riferimento solo ai suoni o alle parole che lo
compongono.
Gli ascoltatori fanno automaticamente riferimento anche ai contenuti proposizionali soggiacenti.
Le cosiddette massime di Grice, sono basate sul principio della cooperazione tra partecipanti.
Le massime conversazionali messe a punto da Grice sono ispirate alle categorie di quantità e qualità.
Le trasgressioni alle massime, riscontrabili negli scambi linguistici sono numerose e rilevatrici di una
differenza importante: quella tra significato espresso e significato inteso, tra quanto viene detto e quanto viene fatto intendere.
Quando nell’enunciato è implicito un significato aggiunto (da inferire), questo significato è chiamato
implicatura conversazionale.
E’ possibile che il nostro modo di parlare influisce anche sul nostro modo di percepire.
Uno stereotipo non si basa su una conoscenza di tipo scientifico, ma piuttosto rispecchia una
valutazione che spesso si rivela rigida e non corretta dell’altro.
Molti dei nostri stereotipi sono immutati culturalmente
In psicologia un pregiudizio è un’opinione preconcetta concepita non per conoscenza precisa e diretta
del fatto o della persona, ma sulla base di voci e opinioni comuni.